🔥”NON SI CHIAMANO SQUADRA” Tadej Pogačar ACCUSA FORTEMENTE il Team Visma: “Non posso credere che abbiano sacrificato Jonas Vingegaard facendo così…

Le tensioni nel mondo del ciclismo professionistico hanno raggiunto il culmine ieri, quando Tadej Pogačar ha rilasciato una delle interviste post-gara più taglienti della sua carriera, prendendo di mira direttamente il Team Visma | Lease a Bike. La stella slovena, reduce da una massacrante tappa di montagna, non si è trattenuta quando gli è stato chiesto del crollo improvviso di Jonas Vingegaard negli ultimi chilometri. “Non si chiamano squadra”, ha sbottato Pogačar. “Non posso credere che abbiano sacrificato Jonas in quel modo… è semplicemente brutale”.

Tifosi e analisti sono rimasti sbalorditi. Pogačar, noto per il suo atteggiamento solitamente composto, ha scavalcato il copione e si è lanciato in modalità offensiva. Ha accusato il Team Visma di aver abbandonato il leader della classifica generale in una scommessa strategica finita male, insinuando che la squadra avrebbe potuto favorire Wout van Aert o persino il nuovo arrivato Matteo Jorgenson nella propria gerarchia interna. “Questi non sono scacchi. Non si butta via il re per salvare un pedone”, ha continuato, con la frustrazione che trasudava da ogni parola.

Al centro della tempesta c’è la tappa cruciale 17, una bestia montuosa dove la strategia di squadra spesso determina il successo o il fallimento dei sogni di maglia gialla. Con la Jumbo-Visma che ha imposto un ritmo brutale all’inizio, Vingegaard era visibilmente in difficoltà sulla penultima salita. Invece di rallentare il ritmo o schierare i compagni di squadra per aiutarlo a recuperare, la Visma ha sorprendentemente raddoppiato, lanciando van Aert in una mossa solitaria in testa. “È stato un caos”, ha detto Pogačar. “E non veniva da noi”.

Testimoni oculari trasmessi via radio hanno confermato l’assenza di coordinamento tra i corridori della Visma, con Sepp Kuss indeciso se aspettare Vingegaard o attaccare. Il risultato? Vingegaard ha ceduto in modo spettacolare, perdendo oltre due minuti da Pogačar e scivolando in classifica generale. Il danno potrebbe essere irreversibile e, secondo Pogačar, del tutto autoinflitto.

I social media sono esplosi. Hashtag come #SaveJonas e #VismaMeltdown sono diventati di tendenza in pochi minuti. I fan hanno invaso i forum, mettendo in discussione le motivazioni della squadra e se la politica interna o le pressioni degli sponsor potessero aver portato a un tradimento del campione in carica del Tour. Mentre il Team Visma ha rilasciato una dichiarazione riservata a tarda sera citando “circostanze sfortunate” e “decisioni difficili”, ha evitato di menzionare Vingegaard per nome. Questo ha solo gettato benzina sul fuoco.

Nel frattempo, Pogačar sta crescendo. Non solo fisicamente – anche se la sua prestazione dominante nella 17a tappa è certamente un messaggio – ma anche mentalmente. Il suo sfogo calcolato è stato più di una semplice scarica di adrenalina post-gara; è stata una dichiarazione di guerra psicologica. Non sta solo gareggiando contro il gruppo: sta facendo a pezzi i suoi rivali dall’interno. “Se è così che trattano il loro corridore migliore”, ha scherzato mentre se ne andava, “allora credo di non avere molto di cui preoccuparmi”.

In uno sport in cui lealtà e unità spesso definiscono i campioni, il crollo di Visma potrebbe segnare una delle implosioni più sconvolgenti degli ultimi anni. Vingegaard, un tempo il ragazzo d’oro della costanza nei Grandi Giri, ora si ritrova isolato, sacrificato e pubblicamente compatito dal suo più acerrimo rivale. Se la squadra non raddrizza la rotta al più presto, non solo potrebbe perdere il Tour, ma anche la propria credibilità.

Una cosa è certa: Tadej Pogačar ha tracciato una linea di demarcazione. E mentre il Tour si avvia verso le sue fasi finali, la vera corsa potrebbe non essere per il podio, ma per il controllo della situazione. Visma, a quanto pare, non è più al comando.

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