Nelle profondità dell’Oceano Pacifico, dove la luce svanisce e l’Abisso ne protegge i segreti, una scoperta ha scatenato un acceso dibattito e speculazioni sfrenate in tutta la comunità online. Soprannominata “Testa di Creatura Gigante” dagli eccitati osservatori, una colossale struttura piramidale, che si estende per ben 13,6 chilometri di diametro, è stata avvistata su Google Earth, nelle oscure profondità a ovest del Messico. Si tratta di una formazione naturale, di un’antica reliquia di una civiltà perduta o di qualcosa di molto più ultraterreno? La verità rimane sfuggente e il mistero sta alimentando una tempesta di curiosità e confusione.
Una piramide sotto le onde
La storia inizia con Marcelo Igazusta, un ricercatore argentino con una passione per la ricerca di anomalie nelle immagini satellitari. Nel 2016, Igazusta inserì le coordinate 12°8’1.49″N, 119°35’26.39″W in Google Earth e si imbatté in una sfocata, ma inconfondibile struttura a forma di piramide sommersa nell’Oceano Pacifico. Con una base di circa 13,6 chilometri, la formazione fa impallidire persino la Grande Piramide di Giza. La sua vastità e l’apparente precisione geometrica suscitarono scalpore nei forum online, con alcuni che la definirono la “piramide più grande del mondo”.
L’appassionato di UFO Scott C. Waring di UFO Sightings Daily si è affrettato a difendere la scoperta, definendola una “piramide perfetta” che poteva essere stata realizzata solo da una civiltà aliena avanzata. L’avviso sottolineava la sua vicinanza alle antiche piramidi Maya e Azteche in Messico, suggerendo una connessione tra strutture terrestri e sommerse. “Solo gli extraterrestri potrebbero essere riusciti a realizzare una struttura così imponente”, ha scritto, alimentando l’ipotesi che la piramide potesse essere un UFO sommerso o una base aliena subacquea.
Tuttavia, l’immagine in sé è tutt’altro che chiara. Per l’occhio inesperto, è una macchia indistinta sul fondale oceanico, che richiede un’infinità di passaggi e un balzo di immaginazione per discernerne la forma piramidale. Questa ambiguità non ha fatto che aggravare l’enigma, con scettici e credenti che si scontrano su ciò che si cela sotto le onde.
L’appellativo di “testa di creatura gigante” è nato dalla fervida immaginazione delle comunità online, in particolare in seguito alle precedenti affermazioni di Waring di aver avvistato una creatura mitica, il Kraken, al largo delle coste dell’Antartide utilizzando coordinate simili di Google Earth (63°2’56.73″ S, 60°57’32.38″ O). L’idea che la piramide possa assomigliare a una testa colossale, forse di un mostro marino o di un’antica divinità, ha preso piede negli angoli più speculativi di internet. Alcuni l’hanno persino collegata alle leggendarie sale di Amenti, un mitico regno sotterraneo che nella tradizione egizia si dice custodisse una vasta conoscenza di antiche civiltà.
Questo collegamento con la mitologia non è del tutto fantasioso. Le culture antiche spesso costruivano strutture monumentali su siti di importanza spirituale, come grotte o caverne. Il professor Lawrence Conyers, esperto di radar presso l’Università di Denver, ha osservato che i Maya costruivano piramidi su grotte cerimoniali, suggerendo che strutture sotterranee più piccole potessero esistere sotto tali siti. La Piramide del Pacifico potrebbe essere un sito sacro simile, sommerso dall’innalzamento del livello del mare o da eventi catastrofici?
Online, l’idea si è trasformata in qualcosa di ancora più fantastico. Alcuni post su X hanno ipotizzato che la struttura potesse essere parte di un’antica rete energetica, riecheggiando le teorie di Nikola Tesla e dell’ingegnere Christopher Dunn, che ipotizzavano che le piramidi non fossero tombe, ma centrali elettriche che sfruttavano le energie naturali della Terra. Un utente su X ha proclamato: “La megastruttura appena trovata sotto le piramidi di Giza è probabilmente la scoperta più importante fatta nella nostra vita”, tracciando ulteriori parallelismi con la Piramide Oceanica.
Mentre la comunità online è piena di teorie su alieni, mostri marini e civiltà perdute, l’establishment scientifico rimane scettico. La prova principale dell’esistenza della piramide nel Pacifico proviene dalle immagini di Google Earth, notoriamente inaffidabili per la mappatura delle profondità marine a causa della bassa risoluzione e delle distorsioni causate dalla profondità dell’acqua. A differenza del radar ad apertura sintetica (SAR), utilizzato per mappare le strutture sotterranee sotto le piramidi di Giza, Google Earth si basa su dati satellitari, che faticano a penetrare le profondità oceaniche con chiarezza.
Il Dott. Zahi Hawass, eminente egittologo ed ex ministro egiziano delle antichità, ha respinto affermazioni simili sulle strutture sotterranee sotto le piramidi di Giza, definendole “infondate” e prive di prove scientifiche. Sebbene Hawass si riferisse a una scoperta diversa, le sue critiche si applicano anche alla piramide del Pacifico: in assenza di studi sottoposti a revisione paritaria o di scavi fisici, tali affermazioni rimangono speculative.
I geologi sostengono che la piramide potrebbe essere una formazione naturale, simile al Monumento di Yonaguni in Giappone, una formazione rocciosa sommersa nelle Isole Ryukyu. Scoperta nel 1987, la forma rettangolare della Piramide di Yonaguni ha scatenato un dibattito sulla sua natura artificiale o sul prodotto dell’erosione naturale in una regione sismica. La maggior parte degli scienziati propende per la seconda ipotesi, citando il suo legame con una massa rocciosa più grande e l’assenza di evidenti manufatti umani.
Allo stesso modo, la Piramide del Pacifico potrebbe essere un residuo sottomarino o vulcanico, modellato dall’attività tettonica o dall’erosione in una forma vagamente geometrica. La Piramide di Ball, un faraglione di 565 metri in Australia, è un altro esempio di struttura naturale scambiata per artificiale a causa della sua forma sorprendente. Formatasi dall’erosione di un antico vulcano, è una testimonianza della capacità della natura di imitare l’ingegneria umana.