Negli anni ’60, la NASA finanziò uno straordinario esperimento per insegnare a un delfino di nome Peter a imitare il linguaggio umano, nella speranza di ottenere informazioni utili per comunicare con la vita extraterrestre, secondo BBC News (7 maggio 2014). Condotto presso la Dolphin House nelle Isole Vergini americane, il progetto ha visto Peter, di 6 anni, affiancare l’assistente ventitreenne Margaret Howe per 10 settimane di interazione immersiva. Quello che era iniziato come un’impresa scientifica si è evoluto in un legame profondo e controverso, con Peter che ha mostrato emozioni simili a quelle umane, tra cui amore e gelosia, secondo The Guardian (10 giugno 2014). La tragica fine dell’esperimento e i dibattiti etici sono ancora attuali. Condividilo su X e partecipa alla discussione: cosa rivela la storia di Peter sulle emozioni degli animali e sull’etica scientifica?

Il progetto dell’esperimento: un audace passo avanti nella comunicazione
Nel 1965, la NASA collaborò con il neuroscienziato John C. Lilly per studiare se i delfini, con i loro grandi cervelli e la loro intelligenza sociale, potessero apprendere il linguaggio umano, un potenziale modello per la comunicazione extraterrestre, secondo lo Smithsonian Magazine (12 luglio 2014). La Dolphin House, una struttura allagata a St. Thomas, fu costruita per immergere Peter, un delfino tursiope, e Margaret Howe in un ambiente di vita condiviso. Per 10 settimane, Howe visse con Peter, insegnandogli a imitare suoni come “ciao” e “palla” mentre mangiava, giocava e dormiva nella struttura, secondo BBC News (7 maggio 2014). L’allestimento mirava a promuovere un profondo legame uomo-animale per facilitare l’apprendimento, con Peter esposto a lezioni di inglese quotidiane, secondo The Atlantic (15 agosto 2014).

Peter ha mostrato notevoli progressi, vocalizzando la parola “palla” in modo più chiaro e imitando altri suoni, dimostrando la plasticità vocale dei delfini, secondo Live Science (10 luglio 2014). L’esperimento si basava sull’ipotesi che le complesse vocalizzazioni dei delfini (schiocchi, fischi) potessero adattarsi alla fonetica umana, secondo Scientific American (20 giugno 2014). Tuttavia, il budget di 500.000 dollari del progetto, equivalenti a 4,5 milioni di dollari odierni, si basava sull’interesse speculativo della NASA per la comunicazione interspecie, secondo The Verge (11 luglio 2014). @ScienceDaily su X (10 luglio 2025) ha osservato: “L’esperimento della NASA sui delfini è stato pazzesco: gli animali potrebbero davvero colmare il divario con la comunicazione aliena?”. L’obiettivo scientifico era ambizioso, ma le dinamiche emotive emerse erano impreviste.
Il legame emotivo di Peter: amore, gelosia e controversia
Dopo quattro settimane, Peter iniziò a mostrare comportamenti che andavano oltre le aspettative scientifiche, dimostrando affetto verso Howe attraverso gesti fisici come strofinamenti e carezze, tipici del corteggiamento dei delfini maschi, secondo BBC News (7 maggio 2014). Howe, in un’intervista alla BBC del 2014, descrisse l’evoluzione della relazione da obbligo a legame autentico: “Mi mancava Peter quando non ero con lui”. Notò la gelosia di Peter quando interagiva con gli altri, ignorando le delfini femmine nella struttura, secondo The Guardian (10 giugno 2014). Questi comportamenti suggerivano un profondo attaccamento emotivo, con le azioni di Peter che rispecchiavano la fissazione romantica umana, secondo Psychology Today (15 luglio 2014).

Con l’intensificarsi delle avances di Peter, Howe prese la controversa decisione di affrontare i suoi comportamenti sessuali per proseguire l’esperimento, sottolineando che aveva esclusivamente scopi scientifici, secondo BBC News (7 maggio 2014). “Per Peter, era certamente sessuale; per me, è stata un’esperienza molto sensibile, ma non in quel senso”, ha dichiarato alla BBC. Questa decisione ha scatenato dibattiti etici, con i critici che in seguito hanno sostenuto che oltrepassava i limiti morali, secondo The Atlantic (15 agosto 2014). @AnimalEthics su X (11 luglio 2025) ha twittato: “Il legame di Peter con Howe solleva grandi interrogativi: dov’è il limite nella ricerca sugli animali?”. L’esperimento ha evidenziato la complessità emotiva dei delfini, con studi che dimostrano che il loro cervello ha un sistema limbico simile a quello umano, che supporta emozioni come l’amore, secondo National Geographic (12 luglio 2014).
La fine tragica: il dolore di Peter e le sue conseguenze etiche

I tagli ai finanziamenti nel 1966 costrinsero la chiusura dell’esperimento e Peter fu trasferito in una struttura più piccola a Miami, in Florida, separato da Howe, secondo The Guardian (10 giugno 2014). Devastato, Peter mostrò segni di sofferenza, rifiutando il cibo e mostrando letargia, secondo Smithsonian Magazine (12 luglio 2014). Nel giro di poche settimane, morì sprofondando intenzionalmente sul fondo della vasca e trattenendo il respiro: un comportamento che gli esperti interpretano come suicidio dei delfini, collegato a un trauma emotivo, secondo Live Science (10 luglio 2014). Howe ha ricordato la straziante telefonata che la informava della morte di Peter, secondo BBC News (7 maggio 2014). @IFLScience su X (12 luglio 2025) ha commentato: “La storia di Peter è inquietante: la prova che gli animali provano emozioni profonde quanto noi”.
L’esperimento non ha prodotto risultati linguistici conclusivi, con le vocalizzazioni di Peter limitate a una semplice mimica, secondo Scientific American (20 giugno 2014). Tuttavia, ha rivelato la profonda capacità emotiva dei delfini, innescando la ricerca sulla cognizione dei cetacei, secondo National Geographic (12 luglio 2014). La reazione negativa dell’opinione pubblica è cresciuta, con gruppi come la PETA che hanno condannato l’esperimento come “disumano” per aver sfruttato le emozioni di Peter, secondo The Atlantic (15 agosto 2014). La controversia ha alimentato linee guida etiche più severe per la ricerca sugli animali, influenzando leggi come il Marine Mammal Protection Act del 1970, secondo NOAA Fisheries (10 luglio 2025). @PETA su X (11 luglio 2025) ha affermato: “L’esperimento della NASA sui delfini è stato un errore crudele: gli animali non sono strumenti”.
Implicazioni per la scienza e l’etica
