IL MISTERO DELL’OCEANO…
Una mattina d’autunno del 1775, gli abitanti di una cittadina costiera americana si svegliarono davanti a uno spettacolo sconvolgente che non avevano mai visto prima: un gigantesco gigante era stato trascinato a riva, il suo immenso corpo disteso sulla sabbia come un’antica fortezza in rovina.

La creatura aveva la pelle pallida, quasi grigiastra, con profonde crepe che attraversavano il suo corpo come fenditure in una roccia antica. Le spaccature sembravano incisioni scolpite dal tempo, conferendogli un aspetto spaventoso e venerabile. Il volto del gigante era scavato, con occhi chiusi e incrostati di sale, le ciglia appesantite da cristalli marini. I suoi capelli, lunghi e arruffati, erano intrappolati in grovigli di alghe e conchiglie, come se il mare avesse cercato di trattenerlo fino all’ultimo istante.
Le sue mani erano enormi, e una di esse, grande quanto il portone di una cattedrale, affondava con forza nella sabbia umida. Le dita, nodose e ruvide come tronchi d’albero, mostravano unghie nere e spesse, lunghe come le lame di un aratro, che si conficcavano nel terreno come artigli. Le gambe del gigante si estendevano fino quasi all’orizzonte, con piedi tanto massicci che le dita sembravano rocce sporgenti.
Gli anziani del villaggio si avvicinarono con timore, sussurrando di antiche leggende tramandate di generazione in generazione. Parlavano di dèi caduti, di mostri dimenticati dagli abissi e di creature che esistevano molto prima che gli uomini camminassero sulla Terra. Alcuni credettero che fosse il corpo di un titano sconfitto in una guerra divina, altri temevano che la sua comparsa fosse un presagio funesto.
Nel frattempo, giovani marinai impauriti corsero verso le autorità, temendo che quel corpo colossale non fosse solo un cadavere, ma un segnale di una catastrofe imminente. Mentre le notizie si diffondevano rapidamente, il cielo iniziò a oscurarsi, coperto da nubi scure e minacciose. Le onde continuavano a infrangersi sul gigante, con una forza quasi rabbiosa, come se l’oceano stesse ancora cercando di reclamare ciò che un tempo gli apparteneva.