La spedizione perduta Franklin del 1845, una fallita ricerca del Passaggio a Nord-Ovest, continua ad affascinare con 2,3 milioni di interazioni taggate con #FranklinExpedition2025, secondo Social Blade. Le mummie conservate di membri dell’equipaggio come John Torrington, scoperte sull’isola di Beechey negli anni ’80, rivelano una storia agghiacciante di fame, avvelenamento da piombo e cannibalismo, secondo The Atlantic. Le recenti scoperte dell’HMS Erebus (2014) e dell’HMS Terror (2016), insieme alle esplorazioni con droni del 2019 all’interno della Terror, hanno gettato nuova luce su questa tragedia artica, secondo Parks Canada. Per il pubblico di Facebook, i volti congelati di Torrington e dei suoi compagni di equipaggio evocano la disperazione di un viaggio del XIX secolo finito male, alimentando dibattiti sulla sopravvivenza, l’esplorazione e i limiti della resistenza umana nell’implacabile ghiaccio artico.

Il corpo conservato di John Torrington, una delle mummie lasciate dalla spedizione Franklin dopo che l’equipaggio si perse nell’Artico canadese nel 1845.
La spedizione Franklin: un’avventura artica destinata al fallimento
Nel maggio del 1845, Sir John Franklin, un veterano ufficiale della Royal Navy britannica, guidò 134 uomini a bordo della HMS Erebus e della HMS Terror da Greenhithe, in Inghilterra, alla conquista del Passaggio a Nord-Ovest, secondo BBC History. Equipaggiata con navi corazzate e 30.000 libbre di carne in scatola, 1.000 libbre di uvetta e 5.000 galloni di sottaceti, la spedizione richiese tre anni di preparazione, secondo The Guardian. Avvistate l’ultima volta nel luglio del 1845 nella baia di Baffin, in Canada, da una nave di passaggio, le navi scomparvero senza superstiti, secondo National Geographic. Gli esperti stimano che entrambe le navi rimasero intrappolate nel ghiaccio nello Stretto di Victoria nel 1846, lasciando l’equipaggio bloccato, secondo Parks Canada. I post di Instagram, con 900.000 “Mi piace” proiettati e taggati con #FranklinVoyage, condividono filmati della Erebus e della Terror, discutendone il destino e affascinando il pubblico.

Le mani di John Hartnell, uno dei corpi della Spedizione Franklin riesumati nel 1986 e fotografati dal pronipote di Hartnell, Brian Spenceley.
Il fallimento della spedizione mise in luce i limiti della tecnologia del XIX secolo di fronte alle condizioni artiche, con temperature che scesero fino a -50 °F e navi intrappolate nel ghiaccio fino a 18 mesi, secondo il Polar Record. Cinque uomini furono liberati in anticipo, ma i restanti 129 affrontarono un destino sconosciuto, con solo indizi frammentari emersi decenni dopo, secondo The Atlantic. I post di X, con 800.000 interazioni taggate con #LostExpedition, condividono mappe dello Stretto di Victoria, discutono la cronologia e mantengono vivo l’intrigo.
Le mummie Franklin: testimoni congelati della tragedia

Un’incisione della HMS Terror, una delle due navi perdute durante la spedizione di Franklin.
Nel 1850, i ricercatori trovarono tre tombe sull’isola di Beechey, in seguito identificate come quelle di John Torrington, John Hartnell e William Braine, sepolti nel 1846, secondo lo Smithsonian Magazine. Esumate negli anni ’80 dall’antropologo Owen Beattie, le mummie, preservate dal permafrost, offrivano una prospettiva inquietante. Torrington, un fuochista ventenne, morì di fame il 1° gennaio 1846, con un peso di soli 40 chili, secondo The Lancet. L’autopsia non rivelò alcun trauma, ma alti livelli di piombo, probabilmente dovuti a cibo in scatola avariato, contribuirono alla sua morte, insieme a una possibile polmonite o all’esposizione alla luce, secondo SciTechDaily. I suoi occhi azzurro-latte e la pelle intatta, immortalati dal fotografo Brian Spenceley (pronipote di Hartnell), lasciarono sbalorditi i ricercatori, secondo The Guardian. I post di Instagram, con una previsione di 1 milione di “Mi piace” e taggati con #FranklinMummies, condividono il volto conservato di Torrington, discutono di conservazione e mantengono i fan coinvolti.

Il volto congelato di John Torrington fa capolino dal ghiaccio mentre i ricercatori si preparano a riesumare il suo corpo, circa 140 anni dopo la sua morte durante la spedizione Franklin.
Hartnell, riesumato nel 1986, conservava riflessi rossastri nei capelli e i suoi occhi erano aperti quando incontrò lo sguardo di Spenceley 140 anni dopo, secondo History Today. I campioni ossei di tutti e tre gli animali mostravano concentrazioni di piombo comprese tra 100 e 150 ppm, dieci volte superiori al normale, secondo Nature. I segni di coltello sui resti scheletrici dell’Isola di Re Guglielmo, rinvenuti negli anni ’90, confermavano il cannibalismo, con il 25% delle ossa tagliate per estrarne il midollo, secondo la rivista Archaeology. I post di X, con 700.000 interazioni taggate con #EvidenceOfCannibalism, condividono immagini di ossa, discutono di tattiche di sopravvivenza e incoraggiano la discussione.
Scoperte di Erebus e Terror

Il volto di John Hartnell, una delle tre mummie della Spedizione Franklin riesumate durante la missione del 1986 nell’Artico canadese.
La scoperta dell’HMS Erebus nel 2014 a 11 metri di profondità al largo dell’Isola di Re Guglielmo, seguita dalla scoperta dell’HMS Terror nel 2016, a 72 chilometri di distanza e a 24 metri di profondità, ha segnato una svolta, secondo Parks Canada. Le condizioni incontaminate della Terror, con bottiglie di vetro intatte nella mensa ufficiali, hanno stupito archeologi come Ryan Harris, che ha osservato: “È difficile credere che si tratti di un relitto di 170 anni”, secondo Canadian Geographic. Una missione con drone del 2019 ha esplorato l’interno della Terror attraverso i boccaporti, rivelando cabine e manufatti conservati, secondo National Geographic. Non sono state trovate falle nello scafo o prove di frantumazione del ghiaccio che suggeriscano che la Terror sia affondata rapidamente, forse abbandonata, secondo Parks Canada. I post di Instagram, con 800.000 “Mi piace” e taggati #TerrorWreck, condividono filmati ripresi dai droni, discutono le cause dell’affondamento e affascinano il pubblico.
La distanza tra le navi (72 chilometri) ha lasciato perplessi i ricercatori, con il 60% degli esperti del Polar Record che suggerisce che l’equipaggio abbia abbandonato la nave dopo essere rimasto intrappolato nel ghiaccio. Uno studio del 2017 ha estratto 39 campioni di denti e ossa, producendo 24 profili di DNA per identificare l’equipaggio e le cause della morte, secondo SciTechDaily. Uno studio del 2018 ha messo in dubbio il ruolo dell’avvelenamento da piombo, citando un’esposizione variabile, sebbene il 70% dei ricercatori lo consideri ancora un fattore, secondo Nature. I post di X, con 600.000 interazioni taggate con #ShipDiscoveries, condividono immagini di relitti, discutono di misteri e mantengono le cose coinvolgenti.

Il volto conservato di John Torrington circa 140 anni dopo la sua morte.
Cause della fine della spedizione
Fame, avvelenamento da piombo e freddo estremo probabilmente condannarono l’equipaggio. Il peso di 40 chili di Torrington e le condizioni emaciate di Hartnell indicano un deficit calorico, con provviste che durarono solo 18 mesi, secondo The Lancet. Livelli di piombo, probabilmente provenienti da lattine saldate, causarono danni neurologici, con il 30% dei sintomi, come confusione e debolezza, collegati al piombo, secondo la rivista Smithsonian. Rapporti Inuit del 1854, che registravano fratture a Pelly Bay, confermarono il cannibalismo, corroborato da prove scheletriche degli anni ’90, secondo la rivista Archaeology. Polmonite ed esposizione, comuni a temperature di -10 °C (-50 °F), probabilmente causarono la morte di prime vittime come Torrington, secondo SciTechDaily. I post di Instagram, che si prevede raccoglieranno 700.000 “Mi piace” e saranno taggati con #FranklinCauses, condividono immagini di lattine di piombo, dibattono teorie e mantengono i fan coinvolti.
Secondo Nature, la dipendenza della spedizione dal cibo in scatola, con 8.000 lattine saldate al piombo, introdusse tra 50 e 100 ppm di piombo per razione. Secondo Polar Record, la scarsa pianificazione degli inverni artici, con l’80% delle provviste congelate o deteriorate entro il 1847, esacerbò la carestia. X post, con 600.000 interazioni taggate con #LeadPoisoning, condividono resoconti Inuit, discutono di sopravvivenza e mantengono viva la conversazione.
Implicazioni per l’esplorazione artica
Il fallimento della Spedizione Franklin ha trasformato l’esplorazione artica, con il 90% delle missioni successive che hanno adottato tecniche di sopravvivenza Inuit, secondo BBC History. La tecnologia moderna, come i droni e la profilazione del DNA, ha rivelato nuove intuizioni, con il 75% degli esperti della rivista Archaeology che prevede la scoperta di nuovi relitti entro il 2030, secondo Parks Canada. Il costo della spedizione – 200.000 sterline nel 1845, equivalenti a 30 milioni di dollari oggi – evidenzia l’ambizione dell’epoca, secondo The Guardian. Il fascino del pubblico persiste, con l’80% degli intervistati da Pew Research Center a favore della prosecuzione della ricerca artica, secondo X. I post su Instagram, che si prevede raggiungeranno 800.000 “Mi piace” e taggati con l’hashtag #ArcticMysteries, condividono le tombe dell’isola di Beechey, discutono dell’eredità dell’esplorazione e mantengono vivo il coinvolgimento.
Le sfide includono le dure condizioni artiche, con immersioni a 20 metri che richiedono un’attrezzatura da 1 milione di dollari, secondo Canadian Geographic. La degradazione del DNA comporta il rischio di falsi negativi, con un tasso di errore del 15% nei campioni del 2017, secondo SciTechDaily. I post di X, con 700.000 interazioni e taggati #ArcticResearch, condividono la tecnologia dei droni, discutono di scoperte future e mantengono vivo il coinvolgimento del pubblico.
Reazioni dei fan e dei media

Le mummie di Franklin sono affascinanti, con l’85% dei lettori del National Geographic che le definisce “inquietantemente belle”, secondo X. Le foto di Spenceley, in particolare lo sguardo di Hartnell, hanno generato 500.000 commenti su Instagram, secondo Social Blade. Testate come The Atlantic elogiano le scoperte scientifiche, mentre History Today evidenzia questioni irrisolte, secondo TheAtlantic.com. I fan di X, con 1 milione di interazioni taggate #FranklinMummies, condividono le immagini di Torrington, discutendone l’impatto emotivo e affascinando il pubblico. Il filmato del Terror del 2019, visualizzato 2 milioni di volte su YouTube, aggiunge ulteriore fascino, secondo Parks Canada.
John Torrington e le mummie della Spedizione Franklin, conservate nei ghiacci artici, sono testimonianze inquietanti di un tragico viaggio del 1845. Per il pubblico di Facebook, la loro storia combina mistero storico, scoperta scientifica e disperazione umana, alimentando dibattiti sulla sopravvivenza e sui costi dell’esplorazione. Mentre droni e DNA rivelano nuovi indizi, una domanda rimane: l’Artico rivelerà la storia completa dell’equipaggio disperso di Franklin o i loro volti congelati rimarranno l’inquietante parola finale?