« COMPRENDO COSA SENTE » Johann Zarco ha commosso tutto il MotoGP e li ha fatti piangere con le sue parole di incoraggiamento per Marc Marquez dopo quello che il pilota Ducati ha dovuto affrontare al GP di Indonesia.

“HO CAPITO COME SI SENTE” Johann Zarco ha commosso e fatto piangere l’intera MotoGP con le sue parole di incoraggiamento per Marc Marquez dopo quello che il pilota Ducati ha patito nel GP dell’Indonesia

 

 

Quando ho sentito per la prima volta le parole di conforto di Johann Zarco a Marc Márquez dopo i drammatici eventi del Gran Premio d’Indonesia, ho sentito un nodo alla gola e ho capito quanto potente possa essere l’empatia nello sport.

Il round indonesiano doveva essere una festa per Márquez, neo-campione, che tornava sulla griglia di partenza pieno di orgoglio ed energia. Ma il destino ha crudelmente interferito. Nel corso del primo giro, un contatto con Marco Bezzecchi lo ha mandato fuori pista, provocando una dolorosa caduta e una possibile frattura. Mentre la notizia si diffondeva nel paddock e i social prendevano fuoco, le reazioni di tifosi e piloti sono state piene di emozione: sostegno, frustrazione, rimproveri, paura.

 
 

In tutto questo il messaggio di Zarco è stato un balsamo. Non se ne stava a distanza, offrendo tiepide condoglianze; parlava da pilota a pilota, come chi cercasse sinceramente di sentire quello che Márquez stava passando. Affermava, a modo suo, di percepire la lotta, il dolore umano dietro l’elmo.

 

Spesso dimentichiamo l’entità dell’angoscia fisica e mentale che prova un corridore di alto livello. Dietro ogni caduta, ogni articolazione ferita o osso rotto, batte il cuore di un uomo che ha superato i propri limiti, e talvolta ha pagato un prezzo elevato. Lo stesso Márquez ha attraversato anni di operazioni, riabilitazione, battute d’arresto e dubbi profondi. Non sempre questa intensità di sofferenza è visibile agli spettatori, ma i corridori come Zarco la percepiscono. E ha scelto, in un momento di grande tensione e forti emozioni, di tendere la mano.

 

Le parole di Zarco hanno fatto un regalo a Márquez: sentirsi meno isolato nel suo dolore. Hanno permesso di riconoscere pubblicamente che non si è trattato solo di un incidente sportivo, ma di un momento di vulnerabilità umana. Nella scarica di adrenalina, nelle polemiche e nel fervore del campionato, questi gesti contano. Ci ricordano che al di là dei caschi, delle macchine, dei cronometri, ci sono le persone, con le loro paure, le loro frustrazioni e le loro speranze.

 

 

Vedere poi Marquez postare, chiedendo ai tifosi di non prendersela con Bezzecchi, è stato emozionante. Ha scelto di dissipare la tossicità, di umanizzare ciò che avrebbe potuto facilmente trasformarsi in diffamazione. Questa posizione, unita all’empatia di Zarco, in qualche modo ha calmato il paddock, non meno appassionato, ma più attento.

Credo che quello che ha toccato di più sia stato questo: Zarco non ha semplicemente “detto qualcosa di carino”. Ha mostrato comprensione, cosa rara e magnifica in un campo spesso segnato da una rivalità spietata. Così facendo, ha invitato gli altri a fermarsi, respirare e ricordare che lo sport riguarda tanto le sconfitte quanto le vittorie, il dolore tanto quanto la gloria.

Subito dopo l’incidente, il programma delle gare di Márquez è incerto. Le sue ferite richiederanno cure e il suo recupero potrebbe richiedere una lotta più dura di quella di chiunque altro in pista. Ma il sostegno emotivo che ha ricevuto questo fine settimana potrebbe costituire una base più forte di qualsiasi terapia fisica.

Quando ripenso a Zarco che diceva al mondo “capisco il tuo sentimento”, mi rendo conto che lo sport assume una dimensione trascendente quando ricorda la sua umanità. Non si tratta solo di velocità o vittoria, ma di lotta condivisa, solidarietà nelle avversità e momenti in cui il rispetto prevale sulla rivalità.

Non so come se la caverà Márquez nelle prossime settimane. Ma so che l’empatia di Zarco ha inviato un messaggio all’intero mondo della MotoGP: anche nel calore della competizione, possiamo fermarci e sostenerci a vicenda, come esseri umani, nei momenti più difficili. È il tipo di gesto che dura, che guarisce oltre il traguardo e che ci rende tutti un po’ più umani nel rombo dei motori.

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