🔥”È completamente ingiusto” – Tadej Pogacar scatena il mondo del ciclismo con parole furiose, accusando un sistema manipolativo dietro le grandi corse dopo che Urska Zigart è stata eliminata in modo controverso nonostante fosse arrivata tra le prime 10 al Giro, spingendo gli organizzatori in crisi e costringendoli a una riunione d’urgenza lo stesso giorno che ha portato a una decisione inaspettata

🔥 “È COMPLETAMENTE INGIUSTO” – TADEJ POGACAR ACCENDE LA TEMPESTA DI FUOCO NEL CICLISMO PER LA CONTROVERSA ELIMINAZIONE DI URSKA ZIGART

Tadej Pogačar, quattro volte campione del Tour de France e una delle figure più iconiche del ciclismo moderno, ha appena scosso l’intero mondo del ciclismo con una furiosa ed emotiva esplosione di rabbia. La sua rabbia nasce da quella che ha pubblicamente definito una decisione “completamente ingiusta e manipolata” di eliminare la sua compagna, la ciclista slovena Urska Zigart, dal Giro Donne, nonostante si sia classificata tra le prime 10 della classifica generale. La controversia ha scatenato un’immediata reazione negativa e innescato una vera e propria crisi dietro le quinte di una delle corse più prestigiose del ciclismo femminile.

Secondo quanto riportato, Zigart è stato rimosso per quella che i commissari di gara hanno vagamente descritto come una “squalifica tecnica”. Ma Pogacar, noto non solo per il suo inarrestabile dominio sulla strada, ma anche per la sua personalità schietta, non ha usato mezzi termini. Poche ore dopo l’annuncio, ha pubblicato sui social media dichiarazioni esplosive in cui accusava gli organizzatori della gara di parzialità, favoritismi e di essere influenzati da quello che lui definisce “un sistema che protegge solo i propri connazionali”.

“Non si tratta di sfortuna o piccoli errori”, ha scritto Pogačar. “Si tratta di un sistema che non vuole che certi corridori abbiano successo. Urska si è guadagnata il suo posto. È arrivata tra le prime 10. Ha lottato in ogni singola tappa. E l’hanno cacciata perché non fa parte della loro cerchia ristretta”.

La dichiarazione è diventata virale in pochi minuti, ricevendo centinaia di migliaia di “Mi piace”, condivisioni e commenti, molti dei quali da parte di altri ciclisti, tifosi e giornalisti che ora chiedono trasparenza e responsabilità. Anche alcuni professionisti in pensione si sono uniti alla conversazione, esprimendo preoccupazione per quello che hanno descritto come un “modello crescente” di influenza politica nel determinare i risultati delle gare.

Fonti vicine all’organizzazione del Giro Donne hanno confermato che le reazioni negative sono state così forti che il comitato di gara è stato costretto a una riunione d’urgenza a porte chiuse lo stesso giorno. Mentre inizialmente i dirigenti avevano confermato la squalifica, citando infrazioni tecniche non dichiarate, il tono è sembrato cambiare in serata, con l’aumentare della pressione interna.

Una fonte ha rivelato che i membri del comitato organizzatore si sono scontrati duramente durante la riunione, con alcuni che hanno minacciato di dimettersi se la decisione non fosse stata rivista. “È un disastro”, ha detto la fonte. “Non si tratta solo di Urska. Si tratta di chi controlla il ciclismo femminile e se lasceremo che questo sport sia dominato da secondi fini”.

Verso sera, iniziarono a circolare voci secondo cui il comitato avrebbe emesso una decisione rivista, forse reintegrando Zigart o almeno avviando una revisione indipendente. La furia pubblica di Pogacar potrebbe non solo aver dato voce al malcontento diffuso nel gruppo, ma anche aver aperto le prime crepe in un sistema a lungo ritenuto intoccabile.

Al di là della drammaticità, l’incidente solleva interrogativi più ampi su governance, equità e integrità nel ciclismo sia maschile che femminile. Con la Vuelta e Il Lombardia alle porte, molti ora si chiedono se le accuse esplosive di Pogacar proietteranno un’ombra a lungo termine sul resto della stagione.

Al momento, Urska Zigart non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche. Ma fonti interne affermano che è “devastata ma grata” per l’enorme sostegno ricevuto, soprattutto da Pogačar, la cui posizione ha trasformato un’ingiustizia personale in una resa dei conti pubblica.

Quella che era iniziata come una semplice squalifica è ora diventata il catalizzatore di dibattiti più ampi e, forse, di un cambiamento atteso da tempo. Una cosa è certa: il mondo del ciclismo non dimenticherà questo giorno tanto presto.

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